venerdì 14 gennaio 2011

MILAN 6 IL NOSTRO AMORE


MILAN 6 IL NOSTRO AMORE

Qualcuno era milanista perché attratto dai colori voluti da Kilpin, il padre fondatore: rosso come i diavoli e nero come la paura da incutere agli avversari.

Qualcuno era milanista perché non sopportava gli sbruffoni

...Qualcuno era milanista perché amava Stendhal

Qualcuno era milanista perché gli piaceva la fiaschetteria di via Berchet e il suo profumo di vino

Qualcuno era milanista perché mal tollerava i voltagabbana

Qualcuno era milanista perché sul Monte Piana conobbe il tenente Erminio Brevedan e in un lager nazista Ferdinando Valletti, piedi da mediano e cuore da fuoriclasse

Qualcuno era milanista nonostante quasi mezzo secolo senza titoli

Qualcuno era milanista perché il Paron era inimitabile

Qualcuno era milanista perché folgorato dalla classe di Schiaffino e Rivera

Qualcuno era milanista perché alzare per primi, in Italia, una Coppa dei Campioni è da milanisti

Qualcuno era milanista perché anche in B non rinnegò i colori rossoneri

Qualcuno era milanista perché il padre lo era ed anche il fratello maggiore

Qualcuno era milanista malgrado un padre bauscia e un fratello gobbo

Qualcuno era milanista perché il Gre-No-Li era la sintesi della completezza trinitaria trasferita nel piccolo mondo calcistico

Qualcuno era milanista perché solo i casciavit potevano uscire indenni dall’inferno argentino

Qualcuno era milanista perché prediligeva la classe giornalistica e letteraria di Beppe Viola … quello che “la difesa oggi è sistemata a presepe”

Qualcuno era milanista perché Van Basten era una delle meraviglie del calcio

Qualcuno era milanista perché la rovesciata del Cigno di Utrecht agli svedesi, “il coast to coast” di George e il “pallonetto ateniese” di Dejan non erano gol ma opere d’arte

Qualcuno era milanista perché quando Hateley prese l’ascensore, il bauscia fu annichilito

Qualcuno era milanista perché aveva vinto la Mitropa contro il Vitkovice

Qualcuno era milanista perché c’era Franco Baresi: due retrocessioni, nessun lamento, linea di condotta combattimento

Qualcuno era milanista perché attratto dalla maglia nera di Cudicini, da quella gialla di Albertosi e da quella verde di Piotti

Qualcuno era milanista per il sorriso sdentato di “Squalo” Jordan

Qualcuno era milanista dopo aver ammirato il creolo con le treccine rasta, maramaldo davanti al “pibe de oro”

Qualcuno era milanista perché con Sacchi, Capello e Ancelotti era facile inebriarsi di rossonero

Qualcuno era milanista malgrado Blissett, Moreno e il buio di Marsiglia

Qualcuno era milanista anche quando si giocava a Campobasso, Rimini e a Cava dei Tirreni.

Qualcuno era milanista perché non bastava aver buttato una Champions League per perdere la fede in questi colori

Qualcuno è milanista a prescindere da presidenti, allenatori e giocatori

Qualcuno è Milanista perché, parafrasando Camus, gran parte di quello che ha appreso dalla vita lo ritrova nella storia del club rossonero

Qualcuno è Milanista perché è uomo semplice e la complicazione è la forma moderna di stupidità … ed è anche malafede.

I vostri figli non sono figli vostri.


I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
E benché vivano con voi non vi appartengono.

Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farvi simili a voi:
La vita procede e non s'attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.
L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell'Arciere;
Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco
GIBRAN
Tanti Auguri Piccolo Grande Uomo
Marilena

18 GRANDE EMANUELE


Uno, due, tre..conta insieme a me.

Quattro, cinque e dainon fermarti mai!

Sei, sette, otto...

arriviamo fino a diciotto,

e il numero fatato è arrivato

e maggiorenne sei diventato.

La patente già mi hai annunciato
E come al solito il mio cervello hai strizzato.

Ma il sogno della libertà spero che ti porterà

un pizzico di saggezza.
A pretenderlo non mi arrendo,

serio non ti voglio ma sempre giullare no davvero

e di certo non mi arrendo.

È una finestra sulla vita

ma non rimanere a guardare,

sappila affrontare.
Il futuro , il tuo, è alle porte e non sempre puoi pensare
Alla Playstation o al calcio,
qualche volta apri la porta del cuore

e nel tuo lato migliore cerca la forza interiore.

Con le parole sai giocare,
anche se spesso il dialetto romano ti va di parlare

….non lo sottovalutare Emanuele.

Trova la chiave del tuo cuore,
poni un freno ai tuoi amori,

troppi distruggono le tenerezze,

provocano la guerra dei sentimenti e sofferenze.

Scegli Picchio il tuo divenire,

il tuo punto di forza e
dai un impulso ai tuoi sentimenti e ai tuoi studi
che il futuro, il tuo futuro essi sono.

Comunque i nostri sentimenti

albergano nel nostro cuore
e in esso hanno eterna dimora.

Ehi Lele non è ancor finita:troppo bella è la vita!

Fatti dare un aiutino

e continua il tuo cammino...

Mamma è papà sempre ti saranno vicino

domenica 9 gennaio 2011

La Vita


la vita è considerata come dono speciale di Dio con cui l’uomo viene reso partecipe del­la natura stessa di Dio

Un pezzo della mia terra

La Conoscenza...


Solo la piena coscienza di sé può portare l’essere umano a conoscersi.
Ma perché si insiste sempre sul tema della conoscenza?
Perché ci sono cose nel nostro vivere, nel nostro comportamento che ci danno fastidio, ci urtano, ci irritano, che non sentiamo idonee per noi, e sono queste le cose che ci spingono a riflettere.
La riflessione è: posso evitare tutto ciò che è così fastidioso per me?
Se la risposta è sì, il problema non esiste.

sabato 8 gennaio 2011

Paure♥♥♥♥♥♥♥



♥♥♥♥♥♥♥Sono le paure che ci bloccano, sono le paure che non ci fanno riuscire nella vita, sono le paure che non ci fanno realizzare i nostri desideri, sono le paure che ci fanno sentire una nullità, sono le paure che non ci fanno crescere, sono le paure che ci paralizzano. La colpa dei nostri insuccessi è dovuta sempre e soltanto alle paure! Ogni volta che c’è un problema nella nostra vita ricordiamoci di questa metafora: È la paura che ci fotte! Ogni volta che non ci sentiamo come vorremmo, c’è la paura in azione! Le paure hanno mille volti. Le paure sono all’origine di ogni malessere....♥♥♥♥♥♥♥

TUTTO E DI PIU'


Le più belle storie no non son mai state scritte..
le frasi più dolci no non son mai state dette..
le cose che sono preziose restano nascoste agli occhi di chi ha smesso di cercare le risposte...
eccomi qua con i miei se con i miei ma con il bagaglio che mi porto di esperienza e di cultura forse non è molto forse magari neanche servirà ma è parte di me e serve per la mia identità sono crepe di fragilità nell'abitudinarietà ma è vita e va vissuta
fino all'utima giornata fino all'ultima emozione data

Sorriso


I migliori medici della vita sono: il dottor Sorriso, il dottor Riposo e il dottor Ottimismo. :-) aggiungiamoci il dottor Svago ed il dottor Dieta... avete altri suggerimenti? Dottori Mare e Sole. Dottori Cioccolata e Cibo (che spesso non sono in accordo con il Dott. Dieta) Dottori Comprensione e Collaborazione

Marionetta


‎"Se Dio mi regalasse un pezzo di vita."...............se per un istante Dio si dimenticherà che sono una marionetta di stoffa e mi regalerà un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto quello che penso, ma in definitiva penserei tutto quello che dico.

darei valore alle cose, non per quello che valgono, ma per quello che significano.
dormirei poco, sognerei di più, andrei quando gli altri si fermano, starei sveglio quando gli altri dormono, ascolterei quando gli altri parlano e come gusterei un buon gelato al cioccolato !!

se Dio mi regalasse un pezzo di vita, vestirei semplicemente, mi sdraierei al sole lasciando scoperto non solamente il mio corpo ma anche la mia anima.
Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei che si sciogliesse al sole.
dipingerei con un sogno di Van Gogh sopra le stelle un poema di benedetti e una canzone di serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
irrigherei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle loro spine e il carnoso bacio dei loro petali.
Dio mio, se io avessi un pezzo di vita non lascerei passare un solo giorno senza dire alla gente che amo, che la amo.
Convincerei tutti gli uomini e le donne che sono i miei favoriti e vivrei innamorato dell’amore.

Agli uomini proverei quanto sbagliano al pensare che smettono di innamorarsi quando invecchiano, senza sapere che invecchiano quando smettono di innamorarsi.a un bambino gli darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo.
Agli anziani insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma con la dimenticanza. tante cose ho imparato da voi, gli uomini!

ho imparato che tutto il mondo ama vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel risalire la scarpata.
ho imparato che quando un neonato stringe con il suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito di suo padre, lo tiene stretto per sempre.
ho imparato che un uomo ha il diritto di guardarne un altro dall’alto al basso solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi.

Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, ma realmente, non mi serviranno a molto, perché quando mi metteranno dentro quella valigia, infelicemente starò morendo.

mercoledì 5 gennaio 2011



Traduzione a cura di Asma Gherib
Non appena arrivò in quel paese lontano che si trovava sopra una montagna, incontrò un asino che stava passeggiando tra i campi, era un asino quieto e silenzioso, infatti, senza preoccuparsi dei passi dello straniero e senza avvertire alcun fastidio per l’uomo, si fermò, non molto lontano da lui, sotto un vecchio ulivo. Mosse a lungo la sua coda, forse in segno di benvenuto e per mostrare le sue buone intenzioni. Il visitatore veniva da una grande città e non aveva nessuna esperienza riguardo gli animali domestici e non; infatti si comportò in modo spontaneo senza il timore di ricevere dall’asino calci o qualcosa di simile.
Egli, persona civile, si mise a fissare l’asino, il quale, a sua volta, fece la stessa cosa con lui. Alcuni minuti dopo il civile turista, si ricordò di non essere mai salito su un asino o cavallo, tranne quando saliva coi ragazzi del quartiere sui carretti trainati da qualche asinello o vecchio mulo in un giorno di festa. Non ricordava quando fosse accaduto ma ricordava benissimo che quel carretto era dello zio Abù Maraà e che lo usava per lavorare tutto il giorno, trascinandolo avanti e indietro per le strade di una città che non risparmiava stranieri o i poveri. Mentre l’uomo riportava alla mente questi lontani ricordi, l’asino cominciò a parlare fra sé dicendo: “sicuramente questo nostro civile amico non conosce la differenza tra un asinello e un mulo e questo spiega perché finirà senza dubbio sul mio dorso, io, proprio l’asino testardo, scappato al suo padrone e finito in un lontano villaggio di montagna dove non ci sono né uomini né spiriti.”
Il turista in quel momento non stava pensando a nulla, aveva riflettuto solo pochi minuti quando decise di rischiare e salire sul dorso dell’asino sconosciuto, quest’ultimo non si oppose al suo salto veloce e improvviso, anzi si dimostrò paziente e consenziente, nonostante non gli avesse chiesto il permesso. Il turista rimase un po’ sorpreso da questo atteggiamento, non riusciva a capire se la sua mansuetudine fosse una fortuna o se l’asino era molto più stupido degli altri asini di cui aveva sentito parlare nei libri o dalla gente, ma questo non importava, perché quest’asino sconosciuto e scappato dai lavori di schiavitù ora era suo e aveva accettato di farlo salire sul suo stanco dorso.
L’asino era felice di aver incontrato una personcina così ingenua; l’uomo, anche egli felice di questa simpatia reciproca, prese le redini attaccate alla sella e le fece girare leggermente attorno al collo dell’asino e gridò : HA
L’asino avanzando rispose: AA
L’uomo non si aspettava affatto che l’asino rispondesse, quindi non sapeva più come comportarsi, lui della lingua degli asini di montagna non sapeva proprio nulla, aveva sempre vissuto con altri tipi di asini; quelli degli uomini civili pensanti, che parlano un linguaggio difficile da comprendere se non con il tempo.
L’uomo continuando sempre a pensare tra sé e sé disse: ma quest’asino parla l’arabo? Sembra però che non sappia dire altro che AA!
Riflettendo sempre sul caso dell’asino, disse sempre fra sé e sé: adesso provo ad esaminare la sua preparazione linguistica, vediamo se gli dico DI cosa mi risponderà?
Fiero di questa sua idea, che poteva aiutarlo senza dubbio a scoprire il segreto dell’asino, cresceva sempre di più in lui il desiderio di condurre una vera e propria conversazione con l’asino, al di là delle preoccupazioni che gli dava il fatto che questo animale potesse essere oggetto di qualche possessione diabolica o spiritica; quindi pensò che sarebbe stato meglio aspettare finché l’asino avesse rallentato il suo passo, soprattutto perché si dimostrava felice dal peso che aveva sul dorso. Dopo tutto l’uomo non era tanto pesante – pensava l’asino- e neanche sapeva o capiva qualche cosa del linguaggio degli asini, infatti chi dice che un asino debba per forza essere un’animale o che ogni uomo è necessariamente un animale pensante? L’uomo, riprendendosi dai suoi soliloqui, disse all’asino, dopo aver tirato le sue redini: DE
E l’asino rispose velocemente: OUI
Il nostro amico stupefatto disse: Ma che bella sorpresa, quest’asino sa parlare anche il francese! Certo, avevo sempre sognato d’imparare il francese ma non trovavo il maestro giusto per farlo, sembra ora che questa sia la mia occasione, imparare da un asino! Così diceva mentre si ricordava di quei momenti passati camminando sul marciapiede che portava alla scuola delle ragazze, sul quale si metteva come un pappagallo a ripetere ai suoi colleghi alcune parole in francese: BONJOUR, BONSOIR, MON AMOUR, MADAME, MERCI, e anche la parola RONDEZ-VOUS …. Erano tutte parole che aveva imparato durante i tempi della spensieratezza giovanile, passati davanti a quelle scuole e davanti al suo liceo.
Questo era tanto tempo fa. –diceva tra sé e sé- adesso però doveva risolvere il problema di questo enigmatico asino! Davvero quest’asino sapeva parlare anche il francese? O è forse un asino arabo o internazionale che conosce anche l’arabo?
Parla forse l’arabo classico oltre a quello dialettale, come la maggioranza degli arabi?
Cosi stava facendo il nostro amico, ripeteva un sacco di domande e parole strane pensando di trovarsi in un sogno. Sì, poteva farlo anche lui! Sognare sul dorso di un asino in un tempo dove non ci sono più cavalli in quei luoghi lontani dove era nato?!
L’uomo decise di mettere alla prova una terza volta l’asino, per scoprire se stava sognando o se erano vere le parole in diverse lingue che aveva sentito pronunciare dall’animale, quindi disse per l’ennesima volta: DI
E quello, come un lampo, gli rispose: SI.
Oh mio Dio, è un genio!!! Sa parlare anche l’italiano. ‘E un animale molto più intelligente di tanti uomini…. Conosce molte lingue, risponde alle parole secondo il loro significato, è un asino poeta e molto sensibile, un asino dei nostri, non si è sottomesso alle sconfitte che circondano il suo ambiente, in più è un grande diplomatico, parla secondo il calendario degli avvenimenti nazionali e con un grande senso della internazionalità, a differenza dei vecchi raggruppamenti internazionali, è un asino che ama camminare sotto la pioggia e non porta ombrello quando piove presso gli stati alleati … Un asino aperto, razionalista, realista, crede nella certezza della liberazione dalla dittatura dei contadini e degli agricoltori che l’hanno schiavizzato per tutta la vita.
Quando l’uomo sentì questi sfoghi dell’asino pensò che fosse un asino comunista o almeno con delle idee di sinistra e tendenze rivoluzionarie anche perché era molto evidente come lui non amasse i feudali.
Avrà forse letto Il materialismo, La teoria dialettica oppure La società della felicità? Egli crede anche nella necessità della lotta per avere la libertà e una vita dignitosa, penso che sappia pure che la vita non è altro che una posizione di fierezza.
Certo è un asino intelligente, anzi ho dimenticato fra tutte queste riflessioni che egli mi ha risposto in lingua italiana, sì, lui mi ha detto Sì quando io gli ho detto Di e SI è un termine italiano, cioè un termine della lingua italiana parlata dai fratelli che hanno costruito la torre degli asinelli a Bologna!
Chissà se quest’asino conosce altre lingue, lo devo sapere, io conosco alcune parole slave perciò in slavo gli dico: “HA”
E l’asino rispose: “DA”
Ma è un genio, va bene, penso che adesso basti, proverò solo a farlo fermare, ma in dialetto: “HISH.”
E l’asino rispose: “FISH”
“Io non so proprio cosa dire, è un’enciclopedia quest’asino, ha sempre le risposte pronte, cosa devo fare adesso con lui?
Gli chiederò di sedersi un po’ così da poter chiacchierare su diverse questioni della vita.”
Non appena sentì la proposta dell’uomo l’asino accettò volentieri, quindi fece per primo questa domanda :
“Cosa mi racconti della città?”
E l’uomo rispose:
“Niente di nuovo nella città, è sempre uguale, nessun miglioramento; niente moralità, la natura si è guastata, le persone sono diventate più materialiste. E gli asini come stanno nel tuo paese?”
E l’asino rispose:
“Dicono – ed io non posso confermare questo perché conosco ben poco del mondo degli asini – che ora sono più esperti e più coscienti, lavorano e vivono bene e c’è addirittura tra di loro chi ha superato gli uomini.”
“E ora dove stai andando?” Chiese l’uomo dopo aver visto l’asino muoversi.
“Non lo so”
“Vuoi tornare da dove sei venuto?”
“ Si vorrei tornare dove ci siamo incontrati.”
“Si andiamo allora, torniamo amico internazionale e multilinguistico.”

domenica 2 gennaio 2011

La Statistica


« Sai ched'è la statistica? È na' cosa
che serve pe fà un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che spósa.
Ma pè me la statistica curiosa
è dove c'entra la percentuale,
pè via che, lì, la media è sempre eguale
puro co' la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d'adesso
risurta che te tocca un pollo all'anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t'entra ne la statistica lo stesso
perch'è c'è un antro che ne magna due. »
(Trilussa, La Statistica)

La Mia Patria


Il silenzio dei colori

Stranamente dentro me io sento una preghiera
nascosta tra i colori della splendita bandiera
nel silenzio del grido dei giovani soldati
partiti un di da eroi e mai piu tra noi tornati.
Il verde acceso di una speranza muta
di tornare vincitori da una guerra
allo stremo combattuta,
il bianco innocente dei giovan richiamati
che lasciano famiglie e cari
per suonare musiche di duri carriarmati,
e poi nel rosso acceso e nobile
di chi sparse di se il coraggio ed il valore
sopra i prati non piu verdi
ma fatti del sangue di chi per la sua patria muore.
Ed ecco elevo un canto all'italia che io amo
ella che da sempre cosi forte e fiera
anche da lontano ne fa udir di se il melodico richiamo,
ci saranno sempre fiori che la faranno bella
saranno i giovani soldatati che lasciarono di se
un ricordo ed una stella.
(Maty' Sessa)

L'Uomo padrone di se stesso


da "I Moralia" di Plutarco

L'uomo deve essere padrone
della parte migliore di se stesso

Credere


Credere è una bella cosa, ma mettere in atto le cose in cui si crede è una prova di forza.

Sono molti coloro che parlano come il fragore del mare, ma la loro vita è poco profonda e stagnante come una putrida palude.

Sono molti coloro che levano il capo al di sopra delle cime delle montagne, ma il loro spirito rimane addormentato nell’oscurità delle caverne.

(K.Gibran)

La conoscenza



Con l'ascesa si consegue la virtù; dalla virtù proviene la conoscenza discriminante; dalla conoscenza discriminante, in verità, si ha nozione dell'Anima e, avendone avuto nozione, non si torna più indietro.

Maitry Upanisad , IV, 3

L' effimero



L'effimero non dura,

l'anima invece è eterna.

Coloro che sanno vedere,

sanno trarre la verità

da questa considerazione. "


Bhagavad Gita , II, 1

Il popolo scontento


La verità me la ricoda Manzoni, Adelchi, Primo Coro:

"ll forte si mesce col vinto nemico,
col novo signore rimane l'antico;
l'un popolo e l'altro sul collo vi sta.
Dividono i servi, dividon gli armenti:
si posano insieme sui campi cruenti
d'un volgo disperso che nome non ha".