
Da piccolo mi piaceva ascoltare i rumori di una casa affollata, con cugini, zii e genitori,amici non avevo ancora un fratellino ( ha percorso “una strada “ lunga dodici anni ). Il silenzio era solo per la notte, il giorno recava con sé suoni di ogni genere e voci, diverse, che avevano umori distanti.
La casa che mi ha visto crescere si offre spietata ai miei cambiamenti, spinge ai ricordi e mi abbraccia.
Quando mi ammalavo mia mamma mi portava la spremuta , la fettina di carne di cavallo (che odiavo maledettamente ) e un numero di Topolino, mi sentivo così viziato per quei due semplici gesti! Rannicchiato sotto le coperte ascoltavo le voci attutite e mi piaceva seguire quel filo di normalità dal quale ero escluso. Ma la cosa più bella era ascoltare il sonno delle persone amate, il tranquillo riposo di tutto ciò che mi rassicurava e mi faceva sentire al riparo.
Poi c’era quel bel cortile enorme allora ed oggi appare piccolo e squallido con un macabro cartello appeso “ vietato giocare a palla”
Adesso, a distanza di anni, mi ritrovo ad ascoltare il silenzio della montagna, che di notte è davvero speciale. Niente respiri e voci all'interno, ma il riparo che mi sono costruito mi piace allo stesso modo e del mio amore mi veste. Senti solo la compagnia del suono di una campana che ogni quarto d’ora ti saluta.
Alla fine credo che qualunque sia il percorso, appena possiamo, arriviamo alla dimensione che più ci somiglia.
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